Eugenio e Diego Asproni
Diego Asproni, artista poliedrico di Bitti prima studente dell’Istituto d’arte di Sassari poi, minatore per tre anni e ancora Assessore alla Cultura del suo paese e insegnante di sostegno.
Impegnato nella valorizzazione della lingua sarda, attento ai temi dell’ identità nazionale, apre le scuole comunali di tessitura tradizionale, ceramica e canto a tenores, progettando e avviando la gestione del Parco Archeologico di Romanzesu e aprendo il Museo della Civiltà Contadina e Pastorale. Sin da giovanissimo, osservatore di fatiche e lotte nelle fabbriche, degli oppositori alle esercitazioni militari, delle madri lavoratrici dei figli delle guerre.
Dal silenzioso osservare nascono le sue creature, dalla sua testa alle sue mani che dipingono, plasmano e riportano sulla carta temi universali. “Quello che mi preme raccontare è la vita di uomini e donne veri, nel senso più puro del termine. La mia mente sviluppa la storia, perché motivata da fatti accaduti nel passato o nel nostro presente. I miei personaggi, figli dei popoli tutti e duri alla resa, partono da un’immagine della mia testa diventando figure della realtà. Le proporzioni sono diverse, ma è come se sentissi il bisogno di enfatizzarne la potenza”.
Una manifestazione di dignità illuminata dalle vesti di tutte le etnie. La sua bottega del colore sono le miniere, le rive dei fiumi, gli altipiani da dove raccoglie il bianco di zinco, l’ocra rossa e gialla, i verdi, i viola e le terre marroni per realizzare i suoi affreschi all’interno delle numerose chiese nei dintorni della Baronia e nelle miniere Lula. “La Biblioteca Comunale di Lula mi commissionò un lavoro volto a valorizzare il territorio. Ho scelto di realizzare alcune opere nelle case delle cernitrici e alcuni affreschi nella laveria di Guzzurra e nelle miniere di Sos Enattos, dove sono esposti anche i miei minatori di ceramica ”.
Diego Asproni, classe 1951, muralista incantato dapprima dai maestri della storia dell’arte ammirati dal vivo a Firenze e poi dalla grande capacità artistica e passione civile di Goya. Spinto dal bisogno di abbracciare tutte le sue creature, è anche scultore e plasma le sue donne e i suoi lavoratori sperimentando con argilla, bronzo e cera. Ed è così che le sue storie diventano tridimensionali, si gira attorno a quella madre dallo sguardo lontano che allatta il suo piccolo a quella che fatica accanto al minatore instancabile.
Il suo laboratorio racconta inoltre antichi villaggi ormai scomparsi: “Sono andato a cercare i resti dei paesi perduti del nostro territorio guidato da un testo di Dionigi Panedda e ho deciso di riprodurli su tela per riportare alla luce la nostra storia, stimolato da quanto letto e visto” . Ed è proprio a Dure, uno dei paesi scomparsi, che Diego il 4 e il 5 giugno 2016 decide di inaugurare la sua mostra “Sas dies de su desterru” (I giorni dell’abbandono) dedicata ad “un’umanità in fuga dallo spavento” dove le sue figure ridaranno vita a quel luogo abbandonato da oltre 500 anni, raccontando ognuno la propria vita e il viaggio che li ha condotti in quelle strade.
Nel mese di settembre, Diego Asproni donerà al paese di Bitti una scultura in bronzo dedicata alla cultura contadina. Spiega l’artista: “la figura delicata e discreta è appena arrivata in punta di piedi e in silenzio. Essa anima il luogo, poiché la realizzazione di un monumento civile dona nuova vita al villaggio abbandonato da 500 anni. La sua presenza evoca il lavoro delle donne contadine, ne valorizza gli aspetti umani, affettivi ed economici. Racconta del loro arrivo nella piazzetta dopo una giornata trascorsa nei campi, del breve riposo nei luoghi sacri, con l'acqua benedetta e la preghiera, prima del rientro in famiglia con i doni della terra.”